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Teramo, quando la schedatura (bipartisan) degli avversari politici la fanno i giornali




Il fatto di cronaca c'è: si sono concluse le indagini su sedici mesi di faida tra rossi e neri teramani, nella "tranquilla" provincia abruzzese. E' un passaggio procedurale importante: la Procura avvisa gli indagati perché producano le loro istanze (richieste di interrogatorio, memorie difensive, acquisizioni di indagini di parte) e il gup possa arrivare alle sue conclusioni. L'inchiesta è corposa: ventidue indagati di cui 17 accusati di associazione a delinquere (11 antifà e 6 naziskin), una decina gli episodi sotto osservazione. Con schieramenti compositi: gli antifascisti avrebbero legami con una componente degli ultras mentre gli skin sarebbero collegati, in qualche caso, con Forza nuova.
Quello però che proprio non si capisce è perché il giornale che fa lo scoop dell'avviso di chiusura indagini si debba prendere la briga di elencare gli indirizzi di casa dei principali indagati (informazioni inserite nell'atto per la notifica agli interessati: e un errore di notifica ha rilievo procedurale): giusto per alimentare un ritorno di fiamma della violenza?

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