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Marina Simeone: tante firme e una legge per fermare Equitalia

di Giuseppe Parente
Continua senza fretta ma senza tregua, utilizzando una massima di Franco Freda, l’attività dell’associazione culturale Generoso Simeone. Dopo il momento culturale (la presentazione, sabato 21 maggio, con discreto successo, del libro di Giuseppe Giaccio dedicato alle Metamorfosi della  Destra, a Benevento), e il momento ludico (la festa delle comunità denominata Comunitaria, giornata all’insegna della festa, del divertimento e della solidarietà  svoltasi sabato 11 giugno 2011 presso la spazio libero Agro Romano)oggi è il giorno dell’impegno sociale con la manifestazione nazionale di protesta contro Equitalia.

Intervisto Marina Simeone, responsabile dell’associazione Generoso Simeone alla quale porgo alcune domande.
1)   Il 16 giugno l’associazione Generoso Simeone di cui sei la responsabile insieme al mensile l’Altra Voce, il Laboratorio forza Uomo di Roma, il sindacato nazionale Anti Usura ed altre associazioni ha organizzato una manifestazione di protesta contro il sistema di riscossione dei tributi creato da Equitalia, contro un fisco ingiusto e cervellotico contro il signoraggio bancario, ci potresti spiegare il senso della vostra adesione a questa manifestazione.
L’Associazione Generoso Simeone e il Laboratorio Forza Uomo sono forse le associazioni più giovani che aderiscono alla manifestazione, per questo lo stimolo non viene a noi dato dal portafoglio o dalle vessazioni di Equitalia, che non abbiamo avuto il dispiacere di incrociare,  quanto da un  senso di giustizia, che ciascun cittadino, a prescindere dall’età e dal censo dovrebbe avere insito.
Crediamo fermamente che la moneta debba ritornare di proprietà dello stato e che questo vassallaggio bancario debba finire. Crediamo che il popolo abbia diritto ad avere delle risposte che banche e politica non vogliono dare e che stanno causando l’alienazione di un’ intera comunità.
2)   Di fronte alla quintuplicazione delle cartelle esattoriali per sanzioni e spese, l’incostituzionale fermo amministrativo degli automezzi di lavoro, i pignoramenti abusi di beni strumentali, per non parlare poi delle illegittime iscrizioni ipotecarie e delle sistematiche svendite all’asta di immobili a prezzi quasi da regalo, per i soliti amici, quale è la vostra ricetta per uscire da questo malcostume che produce ingenti danni all’occupazione e all’economia del nostro paese?
Sicuramente abbiamo la consapevolezza che non basta una proposta di emendamento per risolvere la situazione, mettere toppe non serve o meglio serve a liberare la coscienza di qualche politico o di qualche sindacato. E’ opportuno analizzare il problema e risolverlo dalla radice. Innanzitutto le agenzie di recupero crediti che stanno oggi affamando l’Italia e i piccoli imprenditori,  non sono altro che il grimaldello di uno stato capace soltanto di negare quanto prescritto dall’articolo 36 della costituzione,  ovvero di salvaguardare il diritto alla vita e alla dignità dell’individuo, delle famiglie e della comunità tutta.
La loro rimane una speculazione finanziaria ai nostri danni, fatta tra l’altro con il consenso della legge.
 Per cui vanno fermate e regolamentate in maniera differente. Non possono avere tassi d’interesse così elevati, non possono pignorare la prima casa e non basta alzare il tetto del debito che un cittadino deve maturare per permetterlo né dovrebbero  bloccare l’attività di imprenditori che risultano non paganti fermando i macchinari. Come va fermata Equitalia? Regolamentandone “equamente” l’attività e siamo pronti e preparati a dare dei consigli in merito, oppure a fermare Equitalia  dovrà essere, non so quanto pacificamente, la comunità, sul modello dell’opposizione fisica che è iniziata in Sardegna.
3)   La manifestazione è stata organizzata sicuramente per mettere un freno al potere selvaggio del sistema finanziario, che in Italia produce solo miseria e sudditanza attraverso lo svilimento della produzione della piccola e media impresa, ma anche come primo tentativo per la nascita di un Movimento dei movimenti. Quali sono le misure previste per mettere un freno al sistema finanziario e quali sono i punti fermi di questo movimento dei movimenti ancora da costituire.
Il movimento 16 G è attualmente più una realtà virtuale che concreta. E’ una provocazione che deve servire soprattutto a smuovere coscienze e corpi degli italiani. Si vuole avvertire lo Stato e chi per lui che non si può rimanere a guardare dopo umiliazioni e offese, prima o poi si reagisce e tanto meglio allora controllarla la reazione, no? Le realtà associative aderenti al 16 giugno e aderenti all’idea movimentista, per ora, si fermano ed operano su tre fronti principali,  il primo dei quali è senza dubbio il tema del signoraggio bancario. Da lì per noi ha inizio ogni disastro economico, ogni suicidio per fallimento, ogni alienazione, ogni perdita di identità. E’ pronta a tal riguardo una proposta di legge che presenteremo quanto prima ed una raccolta firme che dal 16 giugno partirà e coinvolgerà l’Italia, che proporrà il passaggio della proprietà della moneta dalle banche allo stato e di conseguenza ai cittadini che, per convenzione, la rendono valida.
Il secondo punto è il problema fiscale. Quanti imprenditori sono fermati da questa spada di Damocle? Allora Domenico Longo ha pensato di proporre l’equo fisco, vale a dire scaricare tutto, scaricare tutti; in parte preso a prestito dal modello americano, ma con delle significative varianti, che non permetteranno a sanità ed altro di divenire enti privati.
Il terzo punto è la messa al bando di sistemi di recupero crediti, come Equitalia, che danneggiano il nostro sistema di produzione, tartassandolo e svenandolo. La messa al bando non vuol dire ovviamente operare un libertinaggio nei riguardi di chi evade i suoi doveri di cittadino, ma solo evitare che si arricchiscano ulteriormente i camerieri dei politici e i politici stessi sulle vite degli italiani. Il 16 è soltanto la partenza, altro sarà l’arrivo, probabilmente ancora sfocato per noi, ma è una partenza importante perché viene dal basso, perché è schietta e non strumentalizzata, perché unisce categorie politiche e generi umani che non pensavamo mai di poter vedere marciare insieme. Un segnale importante, una speranza che abbiamo il dovere di custodire.

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