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Adinolfi: memoria vs vittimismo. Ovvero: perché voltare pagina?

Mentre ancora infuriano le polemiche sui giardinetti Cecchin Gabriele Adinolfi spiega sul suo quotidiano on line No reporter le ragioni radicali del suo dissenso dalla mia proposta di un monumento comune a tutte le vittime della violenza da collocare a Valle Giulia, che è stata la madre di tutte le insorgenze.
Lari, monadi e memorie condivise 
di Gabriele Adinolfi
Joseph Darnand riposa a Parigi nel cimitero di Clichy in una tomba curata e costantemente fiorita da anonimi.  L'uomo di fiducia del Maresciallo Pétain, il fondatore e capo della Milice Française, eroe di ambo le guerre mondiali che ci diede molto filo da torcere sulle Alpi nel '40, venne fatto poi fucilare dai vincitori che appartenevano al partito angloamericano. Epico, solare ed esemplare nel momento supremo, le sue spoglie si trovano oggi in una rangée qualsiasi di un cimitero qualsiasi ma non per questo è stato dimenticato. Ogni qual volta mi son reso ad omaggiarlo ho trovato fiori e  i segni di una presenza nel segno di una commossa e composta continuità. Accanto a lui riposa un resistente, morto nel campo avverso poco prima che i suoi avessero la meglio. Quest'allineamento del tutto casuale tra due nemici rimanda forse a significanze extratemporali e ultraterrene ma non ha cancellato le identità, le appartenenze e le continuità dell'uno e forse dell'altro.
Il Valle de los Caidos
Il generalissimo Franco per pacificare la Spagna istituì un monumento comune che abbracciasse le spoglie e le memorie di quelli che si erano combattuti aspramente in una ferocissima guerra civile che ignorò qualsiasi pietà. Fu così che creò il Valle de los Caidos nel tentativo nobile di andare oltre i rancori, tentativo ancor più  nobile perché compiuto da un vincitore e per di più da un vincitore inflessibile e spietato. In quel gesto c'era maganimità eppure fu respinto al mittente. Coloro che ricordano e commemorano i morti repubblicani non si riconoscono nel Valle de los Caidos, al punto che Zapatero, dopo averlo praticamente chiuso al pubblico, ha manifestato l'intenzione di raderlo al suolo e ciò in nome di suo nonno materno, fucilato dai nazionali, di cui a lui poco importa il perché.
Ricordi di parte
In questi giorni è esplosa la polemica sui “ricordi di parte”. A dire il vero non è stata una polemica onesta ma pretesuosa e vile. Perché qualcuno che vorrebbe avere il monopolio delle vittime non sopporta neppure che a un ragazzino della cui morte il suo partito è responsabile venga intitolato un giardinetto, peraltro con l'accortezza incomprensibile di non specificare la matrice dei suoi assassini. Non si potrebbe ricordare un diciassettenne morto a causa di attempati poliziotti politici del Pci perché lo onorano solo i fascisti, con i loro simboli e i loro saluti. Ecco perché, sostengono quei vili disonesti, il giardinetto andrebbe dedicato indistinatmente a “tutte le vittime” degli anni di piombo. 
Ugo Maria Tassinari ha preso la palla al balzo proponendo con slancio dignitoso che allora si faccia un luogo di memoria comune a Valle Giulia. Personalmente non sono d'accordo.
Onora il nemico
E' cosa nota e comprovata che ho sempre rispettato e onorato i combattenti di qualsiasi parte, che non ho mai esitato a sostenerne i diritti e il ricordo. Fin dal 7 aprile 1979, a sangue versato ancora caldissimo, ho preso le difese degli autonomi dalla persecuzione giudiziaria; ho difeso i diritti di fior di perseguiti e non ho mai avuto difficoltà nel confrontarmi con i nemici di ieri, ivi compresi capi brigatisti, purché ciò avvenisse nel rispetto e nella dignità. L'ho sempre fatto non perché fossero nemici “di ieri” ma perché combattenti; fossero nemici “di oggi” non cambierebbe, mi comporterei come nel '79.
Non sono mai andato a onorare i loro morti, ma questo per due ragioni, la prima è che non lo fanno quasi mai – forse perché alla loro cultura, almeno in occidente, è estranea la dimensione metafisica – e poi perché mi parrebbe nota stonata, potrebbe suonare come strumentale.Ma non ho mai strappato alcun manifesto in ricordo di un caduto rosso e mi sono sempre preso la libertà di commemorare qualcuno di loro che non ebbe modo di combattere il mio campo, Che Guevara, che onoro per quello che fu: un combattente comunista.
Un ricordo indistinto
Una targa o un luogo di ricordo indistinto per tutti non avrebbe alcun senso.
Una targa per tutti, c'insegnano l'esperienza e la natura, diventa una targa per nessuno.Se ognuno coltiva la sua memoria la stessa collettività può percepire, dalle singole parti vibranti, l'insieme memoriale; se si getta tutto nel medesimo cestino lo si elide immancabilmente.Non è l'indistinzione che assicura perpetuità negli animi, non è indistinzione che trasforma i Caduti nei nostri Lari, non è indistinzione che lega, nervi, sangue, e commozione, le generazioni di una tribu/natio tra loro in un'identità indissolubile, malgrado le appartenenze a gruppi concorrenziali e a volte ostili, malgrado le opinioni divergenti tra ognuno spesso su tutto.Non è l'indistinzione tra Zibecchi e Giaquinto, tra Cecchin e Zini che potrà tenerne accesa la fiamma; è l'indistinzione, invece, che la potrebbe spegnere.Perché la vita non è fatta di concetti e di ragionamenti ma di sentimenti, di slanci.Perché quei volti dei miei Caduti – e dico miei insieme a caduti – li ho negli occhi ogni giorno, anche di quelli che non conobbi prima che divenissero i miei Lari.Perché quei trentacinque nomi sottolineati, solo quattro anni fa, da migliaia di voci tra le sacralizzanti fiaccole di Acca Larentia hanno appunto un nome, non sono a-nonimi, non sono im-personali ma super-personali che è tutt'altra cosa.
Sangue è spirito
“Di quanto fu scritto amo soltanto ciò che fu scritto col proprio sangue: Scrivi col sangue e imparerai che il sangue è spirito”. Ancora una volta tutto è detto nello Zartahustra.
Ma bisogna avere quella percezione sottile,  che alcuni hanno chiamato "tanatofilia” ed invece è un'ancenstrale, pre-umana e sovrumana comunione, per comprendere.So che molti non ce la fanno, molti che da noi sono diversi. Il Monstrum nasce dal sonno della ragione; testacchionando nel razionalismo, concettualizzando, non si è né celesti né tellurici ma soltanto spenti. Noi invece, nei “nostri” ricordi siamo sangue e spirito, perché il sangue è spirito. E non abbiamo alcuna voglia di trasformare i nostri Lari in astratte monadi morali.
Voltar pagina?
Onoriamoli tutti insieme – si dice – così volteremo pagina.
Ma perché mai dovremmo voltarla quella pagina? Quella storica, quella sociale, quella politica l'ha già girata il vento e malgrado ciò, specie da una parte, sono rimasti intatti tutti quei pregiudizi patologici, meschini e sottoumanizzanti che dettano reazioni scandalizzate alla semplice memoria di un diciassettenne. E permagnono intatte le infezioni dell'animo che potrebbero rilanciare una spirale, il cui unico antidoto sta nella coscienza superiore, che non è razionalista affatto (i “censori” del giardinetto per Francesco Cecchin sembrano in parte possessori di un cervello, sia pure imprigionato). Una coscienza superiore che è serena e guerriera perché sublima la morte e l'inimicizia sapendo che alla fin fine il nemico è sempre e soltanto una prova, uno specchio di sé.Ed è quindi capace di rovesciare l'immagine e di concepire nel nemico un'analoga – mai medesima – via d'ascesi e di concepirsi a sua volta come specchio di lui.
Un solo grido
Perché mai dovremmo voltare la pagina dei ricordi e delle emozioni? Perché dovremmo storicizzare, trasformando interamente la memoria dei combattenti, dei guerrieri, dei fanciulli, dei martiri, in quella di vittime inutili cui il borghese della democrazia telespettatrice potrà dedicare una fugace alzata di spalla con un senso di superiorità? Perché dovremo relegare i nostri Caduti all'oblio della “storicizzazione”, perché mai dovremmo “seppellirli”?
Non condivido affatto questa necessità di relegarli al passato.Non è quello il tempo che evochiamo quando, silenti, composti, commossi e superiori alle nostre innumerevoli divisioni, tornati ad essere un corpo solo, urliamo loro una sola parola:Presente!

1 commento:

  1. beh,secondo me il gesto di franco fu ipocrita più che nobile:da un lato innalzava il sacrario dei morti, dall'altro perseguitava i vivi...
    è comprensibile che zapatero voglia raderlo al suolo, per gli spagnoli evoca brutti ricordi

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