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La professoressa anarchica, l'Olocausto e la politica israeliana

I lettori di Fascinazione conoscono già Marco Pasqua, il collaboratore di "La Repubblica" specializzato in caccia sul web a siti e autori del revisionismo olocaustico. Dai siti della vergogna al caso Stromfront, i suoi reportage hanno aperto appassionate discussioni in questo blog. Oggi porta alla ribalta della cronaca il blog di un'intellettuale anarchica, nickname "Cloro al clero", che connette le posizioni estremiste sulla critica del mito dell'Olocausto all'attacco sistematico delle politiche attuali di Israele. Un buon esempio del mio convincimento che l'antisemitismo (come il fascismo) non c'entra niente e che il problema per molti "negazionisti" non è quello che 70 anni fa è stato fatto agli ebrei ma quello che nei sessant'anni successivi, a partire dal 1948, gli ebrei hanno fatto ad arabi e palestinesi per conquistarsi e difendersi il diritto ad avere un proprio Stato in un contesto ostile.

IL CASO
La prof negazionista del Manzoni
"Basta con il mito dell'Olocausto"

La docente del liceo linguistico milanese si firma 'Cloro' sul proprio blog e si definisce "antisemita"
La Giornata della Memoria? "Una forzatura". E critica "le leggi che negano la libertà di espressione"
di MARCO PASQUA
Contesta le celebrazioni per la Giornata della Memoria, a suo dire «una forzatura», e ritiene che il «mito dell’Olocausto» sia una «risorsa politica» per accrescere «il senso di colpa dell’Occidente», rendendo «intoccabili» gli ebrei. È il pensiero di una docente milanese, Barbara Albertoni, articolato nel suo blog Cloro al Clero, una raccolta di decine e decine di post intrisi di antisemitismo e di insulti verso alcune personalità ebraiche italiane.

Cloro, questo il nickname della docente, che insegna filosofia e storia al civico liceo linguistico Manzoni, cura il Il liceo linguistico Manzoniblog dal 2006. Il suo è un sito di ispirazione anarchica, con attacchi ripetuti ad ebrei e ad Israele, sporadicamente contestati da alcuni commentatori indignati. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, viene definito «servo» di Israele. E poi, vignette, foto della bandiera israeliana con la svastica e articoli dedicati alla difesa incondizionata dei negazionisti più noti. Da Faurisson ad Irving, fino al ricercatore della Sapienza, Antonio Caracciolo, che sul web diffondeva tesi negazioniste.

«Per quanto riguarda la trattazione scientifica dell’Olocausto, gente come Faurisson ha preso le botte e ha fatto la galera. La scienza richiederebbe una ricostruzione scientifica delle argomentazioni contro, non le botte e la galera», scrive in un articolo, aggiungendo che il negazionista in questione è «perseguitato da oltre 25 anni da leggi che negano il diritto alla ricerca ed alla libertà d’espressione». Salvo omettere di scrivere che Faurisson nega l’esistenza delle camere a gas e dello stesso sterminio degli ebrei. Forse perché l’atteggiamento dei negazionisti verso questa «verità di stato», sostiene in un vecchio post, potrebbe essere un «sintomo del fatto che questa verità sia viziata e viziosa», «la prova dell’esistenza di un complotto per nascondere una verità molto più scomoda di quella ufficiale».

Sulla tragedia dell’Olocausto Cloro non ha grossi dubbi: «È il mito fondativo del sionismo», che determina «un condizionamento di massa», e che fa sì che persone come Shimon Peres riescano «a essere spacciate dai media internazionali come premi Nobel per la pace». Verso Israele ci sarebbe un «timore reverenziale», che trarrebbe origine proprio da quello che lei chiama «mito dell’Olocausto»: «Ha un significato sacrale, e chi lo nega va al gabbio. E dietro tutto questo c’è la grigia e cristiana patina del vittimismo epocale». La politica israeliana la riassume così: «È la politica dei poveri ebrei che si devono difendere sennò saranno nuovamente olocaustizzati come sotto i nazi». Per lei, la Shoah rappresenterebbe «“l’unico caso, nello studio e nella ricerca storica, dove la verità è tale perché stabilita e adottata da governi e non susseguente ad una disamina scientifica dell’assunto. La sola messa in discussione della teoria alla base della Shoah, è un delitto di leso dogma».

Si capisce, quindi, perché la Giornata della Memoria rappresenti, secondo lei, «una forzatura», con quei «dieci giorni di memoria selettiva». Arriva anche a contestare la decisione degli insegnanti della figlia di mandarla a vedere il film «Il bambino dal pigiama a righe»: se lo è «dovuta sciroppare  scrive  perché a mia figlia a scuola hanno raccomandato di andarlo a vedere (ma ce li portassero loro no?). Tutto ciò perché nelle giovani generazioni si inoculi la convinzione che ‘gli ebrei hanno sofferto’». E a chi, nei commenti, l’accusa di essere un’antisemita, replica contestando la definizione del termine: è «solo l’espressione di un misticismo fondativo del diritto del popolo ebraico ad ammazzare la gente, misticismo che io non accolgo. Sono antisemita, dunque», ammette provocatoriamente. E chissà se alcuni di questi concetti riescano a insinuarsi nelle sue lezioni, visto che il programma per le classi quinte prevede, come documentato sul sito della scuola, che si affronti il tema «del Medio Oriente e della nascita di Israele».

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