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Gheddafi e Nasser: Mutti offre strumenti sulla crisi del mondo arabo

E' strettamente legata all'attualità la nuova Collana dell'Edizioni all'insegna del Veltro. "Gladio e Martello" - recita la testata del suo blog - "ha un obiettivo preciso, fornire al militante o al semplice lettore, gli strumenti necessari per approfondire il tema del rapporto tra questione sociale e identità nazionale, di come sia stato teorizzato ed effettivamente applicato dagli Stati e dai Partiti politici.  I primi due volumi sono dedicati al mondo arabo, in coincidenza con gli eventi che hanno scosso e scuotono tutt'ora l'intera zona arabo-islamica". I due primi volumi, dedicati rispettivamente a Nasser e a Gheddafi e curati entrambi dall'editore Claudio Mutti, grande esperto del mondo arabo, trovano dichiaratamente spunto dalla drammatica crisi che ha investito l'intero fronte meridionale del Mediterraneo dalla Siria alla Tunisia, allargandosi anche alla penisola arabica. I due leader rappresentano infatti la continuità ideale di una linea di nazionalismo panarabo di orientamento laico e socialista, nell'arco di sessant'anni.

Ecco le due schedine bibliografiche:
Gamal Abd Al-Nasser, Filosofia della Rivoluzione
Gamal Abd Al-Nasser
Filosofia della Rivoluzione
Collana Gladio e Martello
Edizioni all’insegna del Veltro
Parma, 2011
ISBN 978-88-904736-1-6
Euri 8,00
"Combattevamo in Palestina, ma i nostri pensieri ed i nostri sogni volavano verso l’Egitto. Puntavamo le armi verso il nemico, acquattato là di fronte a noi nelle trincee, ma nei nostri cuori grande era la nostalgia per la Patria lontana lasciata in preda ai lupi voraci che tentavano di dilaniarla
INDICE
La Rivoluzione panaraba di Gamal Abd al-Nasser (Marco Bagozzi)
Filosofia della Rivoluzione (Gamal Abd al-Nasser)
- Prefazione
- Parte prima
- Parte seconda
- Parte terza
- Note
La dottrina nasseriana (Claudio Mutti)
- La Rivoluzione nasseriana
- Marxismo, Islam, Panarabismo 



Mo’ammar Gheddafi, Socialismo e tradizione
Mo’ammar Gheddafi
Socialismo e tradizione
Collana Gladio e Martello
Edizioni all’insegna del Veltro
Parma 2011
ISBN – 978-98-904736-6-1
Euri 7,00
“Combatteremo strada per strada finché il suolo libico sarà libero… O volete che l’America venga a governarvi come in Afghanistan, come in Iraq, come in Pakistan?”
INDICE
Il ruolo della Libia nel Nordafrica e nel Mediterraneo (Claudio Mutti)………………………5
La Rivoluzione culturale libica…………………………………………….44
Il socialismo islamico……………56
L’Unione Socialista Araba…….63

7 commenti:

  1. Mutti fa parte di quella schiera di illusi che crede conciliabili concetti che in sé stessi non possono venir accostati.

    E' difficile credere che tali personificazioni ( chi sà capisce ) non abbiano un secondo scopo strumentale, poiché almeno per questo caso dobbiamo togliere dal campo una certa dose di ingenuità ,che comunque sussiste, poiché gli studi compiuti dal professore seppur frutto del suo personale acume, e con tutta la parzialità che comporta , si basano comunque sia su qualche dato tradizionale.

    Sappiamo bene come dovrà andare a finire, come è evidente a quali colpi ha esposto Nasser l'Egitto , ed oggi i risultati sono evidenti.

    Le contraddizioni che il calcolo economico espone su questo tipo di sistema, come il valore filosofico di ogni proprietà collettiva o foss'anche socializzata e l'ignoranza sul funzionamento dello statuale e l'illusione che la socialità corrisponda alla creazione artificile di agglomerati psichici sulle folle impediscono di scorgerne l'antitradizionalità intrinseca del socialismo che è di natura monopolista ergo violento, illegittimo per definizione se si segue il corretto significato di legittimità proveniente dall'alto.

    In ciò Mutti è realmente grottesco.

    Saluti

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  2. L'antitradizionalità non risiede niente affatto nel socialismo panarabo, inaugurato dal colonnello Nasser,in Egitto. Esso risiedeva nelle corrotte monarchie asservite ai colonialisti europei, che ne traevano grandi profitti, a scapito delle masse arabe, a cui venivano sottratti petrolio, gas, e per ultimo, ma non per importanza il controllo del canale di Suez.Il ruolo storico si di Nasser che di Gheddafi è incontestabile, è storia recente e attualissima,a prescindere da come vada a finire e nonostante gli epiteti riservati dai mass media occidentali, soprattutto a GHeddafi, senza scordare che Nasser era definito simile ad Hitler.Grottesco è il post precedente, che tenta vanamente di screditare un grande studioso ed editore,coerente,acuto,documentato,uno dei più preparati e profondo conoscitore del mondo islamico. Un docente di scuole superiori, che se non avesse per coerenza personale scelto il campo politico antagonista, oggi non sarebbe un semplice docente di ruolo, ma un Magnifico Rettore di qualche importante università italiana.Mutti e la sua piccola ma coraggiosa casa editrice, sono un faro, un valido strumento, per tutti noi, per conoscere il vero Islam. Onore a Mutti. T.V.

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  3. Nessuno contesta la degenerazione di tali monarchie, ci mancherebbe...
    Semplicemente stiamo scrivendo riguardo a ripieghi, a scelte che si debbono fare per evitare il peggio.

    Ciò non comporta cedere intellettualmente ai colpi della modernità asserendo che il socialismo sia dottrinalmente valido quando invece è altamente contraddittorio.
    E' qui tutto l'abbaglio.

    Mutti, per quanto mi riguada, è per l'appunto un valido ed onorevole studioso.
    Non mi interessa affatto che lui abbia rinunciato a chissà cosa, lui ha la sua vita.
    Mi concetravo su una di quelle cose che mi appare come una deriva, e lo è.

    La meraviglia è per l'appunto che scorgendo in certi movimenti una reazione utile alla tradizione, si è poi ad essi affezionato non comprendendo che , in realtà, successivamente quegli stessi movimenti avrebbero giocato un ruolo sussuntivo ( dacché d'altronde i germi vi erano fin dall'inizio ).

    saluti, Daouda

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  4. Anche perché è palese che molti ( pochi in realtà ) ciancino riguardo temi politico-filosofici usandoli solo come propaganda per le masse, sapendone quindi l'inanità.

    Non che la cosa sia inutile, ma un tale agire dimostra per l'appunto i limiti di coloro che credono illusoriamente di potere non scrivo cambiare, ma foss'anche fronteggiare la situazione attuale, limiti che essendo tali comportano per definizione la possibilità di infiltrazioni utilitaristiche tra l'altro.

    "Dai nemici mi guardo io e dagli amici mi guardi Dio "

    cià

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  5. Alcuni leader hanno liberato il proprio popolo dall'asservimento alle multinazionali che adesso tentano di riappropriarsi del terreno perduto.Stesso discorso in Iran e Siria quest'ultimo unico paese dove c'e' una certa liberta' religiosa ed unico argine contro lo strapotere di Israele.

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  6. Non è in discussione il meno peggio.
    E' in discussione il fatto che si spacci per tradizionale qualcosa che non lo è affatto.

    Mutti al riguardo è un ideologo di punta tra la commistione del social-nazionale ed il tradizionalismo dei vari RICERCATORI.
    Stupisce soprattutto che , di questi tempi, ci si rifaccia moltissimo all'islam quando le voci AUTOREVOLI dell'Islam stesso rifiutano questo tipo di impostazione.
    C.V.D.

    Oltretutto, per chi sappia realmente cosa sia il socialismo in sé e quali legami abbia con alcune deviazioni occultistiche , l'antitesi capitalismo vs socialismo dovrebbe risultare una barzeletta.

    Di conseguenza non si nega affatto la risposta congiunturale favorevole; semmai si nega l'affezione a cui ci si lascia andare e soprattutto gli errori teorici che si cercano (tramite congetture di buona fattura come la teoria delle 3 liberazioni di Terracciano ad esempio ) di giustificare , alle volte alquanto "sinistramente".

    saluti, daouda

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  7. rispondo al ragazzo che ha detto che l'"antitradizionaità" del mondo arabo stava nelle gerarchie di nababbi corrotti e mercenari (saudi arabia, mubarak ecc..) Dipende che significato dài al termine "antitradizionalità". Io per esempio considero la tradizione come uno schema di comportamenti consolidati, giustificati da un misticismo che-magari buono in origine- si trasforma inevitabilmente in ipocrisia e accrescimento di potere. Ogni tradizione è una conservazione, di per se non suscettibile di giudizio morale (perchè se si conserva qualcosa di buono...perchè no?) ma che ad un certo punto attua un "totalitarismo dello schema" e mira a portarlo avanti a dispetto del cambiamento dei tempi.Esempio: Il sionismo è un'ideologia che in 100 e passa anni ha creato "tradizione" anche di per se giusta reazione alla piega che aveva preso la storia. Cio' che stride è la ripetizione della tradizione così com'è, anche tenendo conto che la mentalità sulle vittime coloniali è cambiata. Quando la tradizione diventa antistorica, si deve avere il coraggio di buttarla via. I nababbi arabi che soggiogano la popolazione sono tradizionali e quanto bene. Preservare a tutti i costi una tradizione (uno schema) ormai obsoleto è ottuso e fascista. Magari avere il coraggio di tornare indietro molto (ma molto) tempo per farsi venire delle idee sarebbe piu' saggio. salut

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