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Vinciguerra, Berlinguer e la strage di Brescia


(umt) Ho sempre seguito con attenzione critica la copiosa produzione saggistica ed editoriale di Vincenzo Vinciguerra, il responsabile della strage di Peteano. Convinto - anche in occasione di sostanziale disaccordo - che comunque avesse qualcosa da dire, ma stavolta resto profondamente sconcertato: in che modo i silenzi (eventuali) del Pci sulla strage della questura di Milano hanno rilievo penale per il processo di piazza della Loggia. E in che misura questa copertura ha concorso al massacro alla stazione di Bologna, come asserisce l'ergastolano?

SCENE DI UNA STRAGE di Vincenzo Vinciguerra
Dopo un lungo cammino, irto di difficoltà di ogni genere, il film girato dal regista Lucio Dell'Accio sulla strage di Brescia del 28 maggio 1974 e sui depistaggi che ne sono, puntualmente, seguiti è concluso.
Non è una rievocazione. E' una ricostruzione storica compiuta attraverso la rivisitazione dei luoghi e le testimonianze di chi ha ha vissuto in prima persona il massacro e le infinite vicende giudiziarie che ne sono seguite. Dopo la conclusione del processo di primo grado, l'ultimo degli ultimi processi, con la scontata assoluzione per insufficienza di prove degli imputati, il film significativamente intitolato "Scene di una strage" rimane il documento certamente più valido e pregnante su un episodio della guerra civile italiana promossa da una classe dirigente che non può consentirsi, neanche a distanza di quasi quarant'anni dal fatto, di favorire l'accertamento della verità che uomini politici di primo piano ed apparati dello Stato conoscono nei minimi dettagli. La verità giudiziaria, che sarebbe comunque stata circoscritta agli esecutori materiali ed agli organizzatori della strage, non avrebbe mai potuto coincidere con la verità senza aggettivi perché non avrebbe ritenuto responsabili, ad esempio, i vertici del Pci, primo Enrico Berlinguer, che tacendo su quanto sapevano sulla strage compiuta dal confidente del Sid, Gianfranco Bertoli, il 17 maggio 1973, a Milano, dinanzi alla Questura, hanno assicurato impunità e libertà d'azione a quanti hanno proseguito nella strategia stragista da Brescia a Bologna. Responsabilità non solo politiche ed umane ma anche penali, che i loro compagni di ieri, oggi ai vertici della politica italiana, debitamente ricreduti, cercano di cancellare pretendendo che di quei fatti e di quegli eventi parlino solo i familiari delle vittime. 
Ipocrita ostentazione di rispetto e di pietismo che occulta il cinico fine di servirsi di costoro per mantenere sepolta la verità, perché bisogna ricordare solo il dolore ma non fare cenno a chi lo ha provocato. "Scene di una strage" è un film che difficilmente approderà sugli schermi della Rai-Tv il cui vicedirettore generale è quel Guido Paglia che ha partecipato, come dirigente di "Avanguardia nazionale", agli eventi del 1968-69-70. Non lo vedremo sugli schermi di Mediaset, di pertinenza di quel Silvio Berlusconi che ha per ministro della Difesa quell'Ignazio La Russa che il 1974 e gli "anni di piombo" li ha vissuti in prima persona dall'interno di quella federazione del Msi di Milano che è stata l'epicentro di tanti episodi sanguinosi, senza che a carico dei suoi dirigenti si trovasse un magistrato disposto a fare una indagine degna di questo nome. In un mondo politico, in cui maggioranza ed opposizione sono concordi nel negare verità a questo popolo, un film come quello girato da Lucio Dell'Accio appare come un pericolo da scongiurare, non certo come un documento al quale dare la massima diffusione perché gli italiani sappiano e comprendano. Ma il film ora c'è.Un documento girato con passione e senza retorica, destinato a restare un punto fermo in una storia che, nonostante tutti gli sforzi fatti dalla classe politica, si sta comunque ricostruendo, passo dopo passo, giorno dopo giorno, perché almeno le generazioni future possano conoscere e giudicare un passato ed un presente che non dovranno pesare, con la loro ignominia, sul futuro di questo Paese e di questo popolo.
"Scene di una strage" ci rappresenta, quindi, il racconto di una pagina di storia che assurge a simbolo ed esempio della nostra storia più tragica quella che invano il regime cerca di cancellare, per evitare che la verità possa essere, essa, l'arma che lo condannerà nella storia e nella coscienza degli italiani di domani.
fonte: www.marilenagrill.it

3 commenti:

  1. Forse perchè, ipotizzo, se l'omertà si fosse spezzata, ci sarebbe stato un effetto domino?

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  2. la strage di Brescia, come tante altre stragi ha avuto altre vittime oltre a quelle morte nell'esplosione. Si tratta di decine di giovani e meno giovani sbattuti per anni in galera senza neppure sentirsi chiedere scusa quando in un processo si è dimostrata l'assoluta infondatezza delle accuse. Sono loro i primi a pretendere la verità e che vengano puniti non solo gli autori ma anche i complici morali, sia come artefici del depistaggio ma anche delle indagini a senso unico.

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  3. "Decine di giovani e meno giovani": non potresti essere più preciso? Astenersi dal solito vittimismo nero-golpista, profuso a piene mani da chi è stato usato per giochi sporchi (1969-1974) e poi è stato escluso dalla fase successiva, quella del golpismo bianco.

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