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Scontri di Cuneo: conclusioni provvisorie e finali - 2


(umt) Un testimone dei "fatti di Cuneo" (l'assalto degli antifa alla sede appena inaugurata di CasaPound) mi ha mandato una lunga lettera di riflessione sul tema. Attenta, precisa, disincantata: un ottimo modo di chiudere il discorso sul tema. Ho diviso il testo in tre parti. Qui potete leggere la prima parte e la terza. A ciascuno dei post è allegato un video: i due di CP e quello prodotto da Paolo Balmas. Intanto mi tocca segnalare la reazione infantile del consigliere di Rifondazione Panero che, sotto attacco su facebook, ha tagliato gli 'amici' critici e bloccato l'accesso alla bacheca.
Le miserie di monsù Valmaggia
Dalla relazione che il sindaco ha presentato al consiglio comunale a soli due giorni dall’accaduto è venuto fuori un affresco di un surrealismo grottesco, tanto che chi si fosse trovato ad ascoltare per caso avrebbe davvero faticato a capire se si stava parlando del più grave fatto di ordine pubblico accaduto a Cuneo da almeno tre decenni a questa parte o di una cena di leva finita in rissa.

Il ferito, rimasto per ore in ospedale senza che se ne avessero notizie certe, si è riusciti quasi a non citarlo, sia nell’intervento del sindaco, sia nell’aberrante messaggio di solidarietà del presidente nazionale ANPI letto dal sindaco (dove la “solidarietà” resta limitata “agli uomini delle forze dell’ordine colpiti”, con ciò sottintendendo che “il fascista” che si è preso un sanpietrino in testa qualcosa per meritarselo doveva averlo fatto), sia in molti interventi successivi.
Il sindaco ha tenuto poi a criticare la scelta di nascondere (a chi?) l’indirizzo della sede, a riprova di come, nella sua bonomia democristiana, debbano essergli sfuggiti il senso e le modalità dei vandalismi di venerdì notte e dell’assalto di sabato pomeriggio.
Fedele all’impostazione burocratica che fin dall’inizio ha cercato di dare a tutta la faccenda, Valmaggia si è attaccato – letteralmente – alla catena del cesso, ovvero alla supposta assenza di servizi igienici nella sede di CasaPound (per la cronaca, la “ritirata” c’è - ancorchè sia esterna, cosa che accomuna questo locale privato alla grande maggioranza degli esercizi pubblici e commerciali di Cuneo vecchia).
Da antologia comica la chiusura: “continueremo la nostra battaglia per la legalità”, ha assicurato, che si tratti della “mancata emissione di scontrini fiscali” o dell’”affitto di una sede priva dei requisiti igienici”.
Insomma, un messaggio inequivocabile ai malintenzionati: se avete intenzione di trasformare Cuneo vecchia nel centro di Beirut per un pomeriggio, transeat, ma sullo scontrino e il wc non si transige…
Intendiamoci, alla volontà del sindaco di “cercare il casino” non voglio crederci; nella sua vita di tutti i giorni, Valmaggia è la quintessenza della cuneesità: professore, erede di una delle famiglie politiche più in vista della città, uomo tutto casa, chiesa e bicicletta, ha avuto l’indubbia fortuna di trovarsi ad amministrare la “Hobbiville d’Italia”, una città sostanzialmente priva di tensioni sociali e politiche, e finora non aveva mai messo del suo per aggravare le une o le altre.
Per quanto la fisiognomica lombrosiana non sia una scienza esatta, basta guardarlo in faccia, anche senza sentirlo parlare con la sua aria dimessa e la cadenza da monsù Travet, per rendersi conto che, aldilà dei proclami di circostanza, la “resistenza ora e sempre” non è proprio roba per lui.
Tuttavia la sua responsabilità è oggettiva, e consiste da un lato nell’aver concesso la piazzetta del Municipio alla contromanifestazione (con il parere contrario della Digos) senza prendere nessuna precauzione per evitare ciò che si poteva ampiamente prevedere, e dall’altro nell’essersi fatto trasportare dalla corrente, facendo in sostanza solo quello che l’Anpi e consimili si aspettavano da lui: un’ignavia da Travet, appunto. (2-continua)

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