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trent'anni dopo la cattura di Fioravanti, una riflessione sui Nar e la lotta armata-1

(umt) Trent'anni fa si concludeva, in un letto d'ospedale e con il rischio di morire dissanguato, la folle corsa di Valerio Fioravanti, il più noto dei giovani guerriglieri neri dei Nuclei armati rivoluzionari, la formazione acefala e policentrica che per alcuni anni ha alimentato il mito di una "lotta armata al sistema" da destra. A ben vedere, aveva ragione Pierluigi Concutelli a contestare questa definizione e a rivendicare ai suoi Gruppi d'azione ordinovista - un'esperienza ancor più convulsa: quindici giorni di effettiva operatività e poi sei mesi di sopravvivenza stentata fino alla cattura del capo - l'unico progetto strategico di lotta armata.
Perché delle varie fasi (con il prevalere di diverse figure di leader e di vari nuclei attivi) che hanno segnato la vicenda dei Nar, in nessuna emerge un progetto che esprima un minimo di valenza politica, con una sola parziale eccezione.
Io distinguo cinque fasi, una per ogni anno dal 1978 al 1982:
1. la prima fase. La fondazione. dicembre 1977-6 marzo 1978. Dai giorni della rabbia per il delitto Pistolesi alla vendetta per Mantakas (sbagliata) con l'omicidio di Scialabba siamo assolutamente dentro il "colpo su colpo" che da anni insanguina Roma. E il primo tentativo di caratterizzazione in senso guerrigliero (l'esproprio per armamento) fallisce nella tragedia per il gesto, troppo umano, di Franco Anselmi, che cede ai lamenti di una vittima, attardandosi ed esponendosi alla rappresaglia vigliacca dell'armiere.
2. La primavera (9 gennaio-15 giugno 1979). Non tenendo conto dell'omicido del tutto occasionale di Ivo Zini, l'attività dei Nar, in forma organizzata, riprende per l'anniversario di Acca Larentia, con il grottesco tentativo di lanciare un segnale di tregua, con l'assalto a Radio Citta futura che finisce per gettare altra benzina sul fuoco. La scelta politicamente criminale di una fetta di apparato missino di cavalcare la tigre movimentista con la irresponsabile decisione di portare i ragazzini allo scontro a Centocelle mette in evidenza la spaccatura nell'area Nar tra chi è già orientato a una linea avanguardista ed elitaria (e si chiama fuori) e chi invece vuole provare a coniugare iniziativa armata e guerriglia urbana (e ancora partecipa, con il nobile intento di limitare i danni) alla spedizione punitiva nel quartiere rosso. La rapina all'Omnia sport rappresenta probabilmente il punto più alto - nella logica di un progetto guerrigliero - espresso dai Nar, dal punto della modalità organizzativa, con la partecipazione di decine di militanti alla discussione preparatoria ma anche, con compiti assolutamente inutili, alle linee di copertura del commando di attacco. Ma siamo ancora assolutamente stretti nella tenaglia vendetta-onoranza funebre. Così come l'assalto alla sezione dell'Esquilino, il giorno della morte di Cecchin, è sulla linea della rappresaglia a caldo e provoca ancora una volta una lite, questa volta sulla questione se l'attacco al Pci costituisca un passo indietro rispetto al distacco dalla vecchia tradizionale linea missina di lotta anticomunista
E qui, per il momento, ci fermiamo.    (1 - continua)
Qui potete leggere la seconda parte.

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