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Le vere ragioni del licenziamento di Condorelli

Abbiamo segnalato ieri il pretestuoso licenziamento di Antonio Condorelli da "Sud" free press investigativo catanese. ecco alcune delle inchieste clamorose che ha condotto la sua testata, nel racconto dello stesso giornalista:
"Le carte e le informazioni che ho pubblicato provengono esclusivamente da istanze dei cittadini disperati per le condizioni in cui si vive ogni giorno e sono frutto di approfondimenti rigorosi che eseguo con passione. L’appalto del marito di Anna Finocchiaro è stato svelato da un manifestante di Giarre venuto in redazione, registrato e mandato in onda nel video a sua insaputa; l’inchiesta sui capannoni futuristi di Fabio Granata è scaturita da un commento sul sito, poi approfondita da un valido collaboratore. I concorsi truccati al Comune di Catania sono stati scoperti grazie a un dipendente che si è ribellato: adesso la Procura sta chiudendo l’inchiesta.
Idem per i fatti di Pasquasia; idem per il camionista alleato di Lombardo e amico del capo di Cosa Nostra, dopo la sua intervista in redazione ho scoperto e pubblicato foto e documenti. La villa abusiva di Lombardo è stata scoperta grazie a lettera anonima pubblicata su Sud insieme all’inchiesta e al video realizzato percorrendo 400Km in poche ore, prima del sequestro. La stessa lettera era stata recapitata anche a Repubblica. L’unico convegno “organizzato da partiti” al quale ho partecipato è quello di Idv e Sel a Ragusa in cui sono stato relatore insieme a Gioacchino Genchi e un collega di Rai Tre".
Questa invece è la ricostruzione dei retroscena della vicenda, pubblicata sul blog di Condorelli:
L’INFORMAZIONE D’INCHIESTA NON PUO’ ESSERE STRUMENTO
La sfida che ogni giorno mi ripropongo è quella di un’informazione pura che porti in primo piano i fatti documentandoli in modo asettico.
Gli editori di Sud hanno investito nel settore asfittico dell’informazione e ho avuto, sino a qualche giorno addietro, la possibilità di lavorare liberamente sulla base della linea politico-editoriale concordata.
Il problema è sorto alcuni giorni addietro quando è nata all’improvviso l’associazione “amici di Sud” che, indicando come logo e come sede la stessa del giornale da me diretto, denunciava al Csm il giudice Gari, marito dell’assessore-sovrintendente del Teatro Massimo Bellini Rita Cinquegrana.
I due comunicati stampa inviati dall’indirizzo amicidisud@libero.it erano siglati “amici di Sud”.
La mia presa di distanze è stata immediata per salvaguardare la mia posizione di giornalista che fa informazione, e il ruolo dei collaboratori di Sud.
La stessa sera è avvenuta una riunione con gli editori Basile e Di Rosa alla presenza del legale della società Avv. Antonio Fiumefreddo. A conclusione della riunione veniva pubblicato su Sud un comunicato in cui gli editori preannunciavano la presa di distanze da questa associazione visto che Di Rosa, Basile e il legale Fiumefreddo si dicevano all’oscuro di tutta la vicenda. Anzi la condannavano aspramente. Il patto era quello di andare l’indomani alla Polizia Postale per scoprire chi avesse osato utilizzare il logo di Sud e l’indirizzo della redazione per una denuncia al Csm.
Ritornato a casa ho scaricato i files dell’associazione “amici di Sud”, li ho aperti con open office e cliccando su “file” sono andato su “Proprietà” ed è risultato “proprietario” “Antonio Fiumefreddo”.
Immediatamente ho chiamato l’editore Di Rosa chiedendo spiegazioni.
L’indomani gli editori non hanno mantenuto la parola della denuncia alla polizia postale mentendo a me e ai lettori di Sud.
In questa vicenda c’è però un profilo essenziale che mi ha spinto alla rottura con gli editori, che va ben oltre la bugia sugli autori della denuncia al Csm.
Quando ho fatto i servizi sull’assessore Cinquegrana, moglie del Gip Gari, il mio fine esclusivo era quello di informare di un fatto grave i cittadini. Quando invece si utilizza il logo del giornale per fare un esposto al Csm contro il giudice Gari, l’informazione rischia di diventare strumento di un’associazione che agisce politicamente. E c’è di più perchè Fiumefreddo, che è risultato “proprietario” del file-denuncia firmato “amici di Sud”, ha avuto un contrasto personale con la Gari.
La rottura è stata su questa cosa, almeno da parte mia.
L’informazione, soprattutto nel giornalismo d’inchiesta, non può essere strumento di questioni personali o di associazioni che utilizzano il logo del giornale facendo denunce e promettendo attività “collaterali” di carattere politico anche se non partitico.
La conclusione qual è?
E’ che io ringrazio gli editori Di Rosa e Basile per aver creato questa nuova realtà editoriale, se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto.
Sino a una settimana addietro ho ritenuto Sud luogo ideale in cui fare informazione a mio modo.
Dopo i fatti che ho raccontato sono caduti i presupposti.
Quindi auguro ogni bene agli editori di Sud e agli “amici di Sud”, compresi quelli che non appaiono e scrivono denunce.
Io continuerò a fare il giornalista senza “movimenti collaterali”.
Le inchieste non sono finite, presto in campo una nuova testata indipendente.
A parlare saranno sempre i fatti e le carte.
Antonio Condorelli

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