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Monta la protesta per il "taglio" di Croppi, escluso perché non portava voti

Un nutrito gruppo di intellettuali e operatori culturali (da Dacia Maraini a Leoluca Orlando, da Ugo Intini a Renato Nicolini, da Giampiero Mughini a Pietrangelo Buttafuoco) ha lanciato un appello contro l'esclusione di Umberto Croppi dalla giunta comunale di Roma:
«La notizia del licenziamento di Umberto Croppi priva la città di Roma di una personalità altamente competente nei campi della cultura, delle arti e dello spettacolo. L'incomprensibile decisione del sindaco Gianni Alemanno, frutto evidente di un clima di triste omologazione a logiche di partito e di correnti, sacrifica un assessore alla Cultura come Umberto Croppi che, in quasi tre anni di mandato, ha sempre operato in piena libertà e in assoluta autonomia, a prescindere dalle appartenenze o dagli schieramenti. Croppi ha saputo valorizzare le migliori esperienze culturali della città senza pregiudizi, privilegiando sempre la qualità delle iniziative». 
Lo sottoscrivo in pieno. E non solo perché le motivazioni addotte dal sindaco sono del peggiore doroteismo ... 



dal corriere della sera

IL COMMENTO

«L'esclusione di Croppi, un peccato d'origine grave e imperdonabile»

«E' stato un assessore meno politicamente discutibile. La motivazione svela un politichese inascoltabile»

di PAOLO CONTI
La nuova giunta Alemanno parte malissimo. Con un peccato d’origine imperdonabile e grave. Cioè con l’affossamento di un assessore competente, pacato, pronto al dialogo come Umberto Croppi che ha retto l’assessorato alla Cultura con una capacità riconosciuta non solo nell’area di centrodestra ma anche nel centrosinistra. Una dote più unica che rara, in un momento in cui la politica è fatta di contrapposizioni e grossolani insulti da ballatoio.
Infatti le reazioni degli addetti ai lavori sono indignate e scandalizzate;indipendentemente dal colore politico di chi le pronuncia. Il paradosso insopportabile è che Croppi ha finito col pagare il prezzo di Parentopoli col ritiro delle deleghe e la nascita della nuova giunta. Come se le assunzioni «in famiglia» fossero una sua responsabilità. E invece parliamo di un amministratore integerrimo, disinteressato, consapevole del peso che deve avere l’economia nelle scelte. E’ stato ed è un interlocutore ineccepibile per il ministero per i Beni culturali, per istituzioni come il Maxxi e il Macro, per i referenti internazionali. Difficile immaginare un assessore meno politicamente discutibile e più rassicurante sul piano operativo.
Per quale ragione ha perso il posto? La parola va al sindaco Gianni Alemanno: «L’esclusione di Umberto Croppi dalla nuova Giunta nasce esclusivamente da ragioni legate a numeri e alla rappresentanza in Consiglio Comunale. Croppi in questi due anni e mezzo ha lavorato benissimo e ha riscosso un ampio apprezzamento testato anche nei sondaggi ma purtroppo, componendo la Giunta, bisogna anche fare i conti con la necessità di mantenere unita la maggioranza capitolina». La motivazione svela un "politichese" veramente intollerabile. Traduzione: «Devo allargare la base numerica dei voti che mi sostengono, Croppi non è uomo di partito ma un tecnico e non porta consensi, quindi quel posto mi serviva e l’ho dovuto usare». Motivazione inascoltabile, da qualsiasi punto di vista. Anche perché lo stesso Alemanno, in vertiginosa caduta di consensi, ricorda che il gradimento di Croppi nei sondaggi era molto alto. Il fatto che occorra «fare i conti con i numeri», sempre per citare Alemanno, non esclude che nello stesso tempo sia obbligatorio tenere conto dei risultati, del prestigio assicurato a una giunta più che discutibile e discussa, a una città che non può dirsi Capitale solo sulla carta e in virtù di una legge speciale. Insomma, l’Alemanno-bis non poteva partire sotto auspici peggiori. E il sindaco ne porta l’intera, e consapevole, responsabilità politica.

14 gennaio 2011

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