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7 dicembre: 40 anni fa il golpe Borghese-1

Gli anniversari sono un po' come le morti del proverbio cinese. A volte pesano come una montagna, a volte come una piuma. Mi pare che il 40esimo della "notte di Tora Tora" rientri nella seconda categoria. Ecco come ne ho parlato in Naufraghi (Immaginapoli, 2007). Ho diviso il testo in tre parti. Qui potete leggere la seconda.
Dopo la presa del potere da parte dei militari in Grecia, nell’aprile 1967, e l’esplodere della rivolta studentesca in Italia sembrano affiorare le condizioni per una decisiva svolta reazionaria: Junio Valerio Borghese mette a disposizione il suo prestigio di comandante della X Mas per coagulare i disparati e frantumati ambienti golpisti in un Fronte nazionale che è fondato il 13 settembre 1968. Il “principe nero” non è soltanto un’icona neofascista ma ha ottime entrature anche nel “partito americano”: nel dopoguerra era stato salvato dal colonnello Angleton, responsabile dei servizi segreti militari Usa, con cui era poi rimasto in ottimi rapporti. Da anni, dopo il supercitato convegno del Parco dei Principi, il “Comandante” è il naturale riferimento dell'interventismo neofascista e ricopre un ruolo di cerniera. Nell’autunno 1966 Michelini gli affida l’incarico di favorire il rientro degli extraparlamentari. Rauti, però, pretende “una pubblica presa di posizione dell’esecutivo nazionale del Msi”. Non se ne fa niente ma il rapporto del “comandante” con Ordine nuovo resta ottimo: insieme alla Federazione nazionale combattenti della Rsi promuovono l’astensione alle elezioni politiche del maggio 1968 e, dopo il rientro del Centro studi nel Msi (novembre 1969), Giulio Maceratini e Rutilio Sermonti sono inseriti nel direttivo nazionale del Fronte. Il sodalizio Borghese-Rauti s’interromperà solo nell’autunno 1970, per i contrasti sulla spartizione dei finanziamenti.
Nello stesso autunno 1968 in Portogallo la centrale internazionale di Guerin Serac, l’ex militare dell’Oas che ha costruito un’agenzia di servizio affiliata alla Cia e specializzata nella guerra rivoluzionaria (dalla disinformazione all’infiltrazione, dal terrorismo all’antiguerriglia) elabora un programma golpista ispirato alla dottrina atlantista della “parata e risposta” [Cipriani-Cipriani: zzz] e alla prassi dei “colonnelli” ad Atene che sarà puntualmente attuato in Italia, tra infiltrazioni e attentati provocatoriamente realizzati con modalità e obiettivi tali da essere attribuiti alla sinistra, per suscitare una domanda d’ordine e scatenare la reazione antidemocratica delle Forze armate.
Il Fronte rappresenta la principale articolazione operativa del “partito del golpe” a cui afferiscono anche numerose cellule autonome e finisce per costituire la camera di compensazione tra ambienti di Palazzo e militanti extraparlamentari.Mentre piccoli gruppi fanno direttamente riferimento a Borghese, Delle Chiaie è designato come erede politico del Comandante che ammirandone la rigida ortodossia, la spregiudicata spavalderia, l’audacia delle imprese costituisce intorno ai suoi quadri l’ossatura dei Gruppi B, l’apparato operativo. Il costruttore Benito Guadagni offre la sede, i primi fondi e la soluzione dei problemi personali del “principe”. Sono aperte in pochi mesi decine di sedi in tutt’Italia, reclutando molti reduci di Salò ed ex militari, raccogliendo cospicui finanziamenti dagli industriali per un progetto ideologicamente rozzo. Gli Orientamenti programmatici del 1969 invocano un ordine politico che ripudi materialismo, massificazione e lotta di classe, uno “Stato forte”, autorevole e efficiente, che riconosca un ruolo primario delle Forze Armate e sopprima gli odiati partiti e l’attività parlamentare. Nell’aprile 1969 in un incontro con gli armatori genovesi è decisa la costituzione di “gruppi di salute pubblica” per “contrastare – anche con l’uso delle armi – l’ascesa al potere del Pci”. La prima scadenza golpista è fissata tra giugno e settembre. A fine estate il Sid già conosce i progetti:
"Borghese ha studiato un piano di “provocazione” con una serie di grossi attentati dinamitardi per fare in modo che l’intervento armato di destra possa verificarsi in un clima di riprovazione generale nei confronti dei criminali “rossi”".
Il riferimento alla strage di piazza Fontana - che si consumerà il 12 dicembre - è evidente. Del resto il servizio segreto si è infiltrato negli ambienti protagonisti dell’escalation terrorista. Un nucleo tradizionalista-rivoluzionario attivo in Veneto e che fa capo all’avvocato padovano Franco “Giorgio” Freda e all’editore trevigiano Giovanni Ventura ha avviato una campagna di attentati che da Padova (contro lo studio del rettore ebreo dell’Università) si è estesa a Milano (Fiera Campionaria e stazione centrale il 25 aprile: inizialmente attribuiti ad ambienti anarchici collegati all’“editore guerrigliero” Giangiacomo Feltrinelli), a Torino (fallito a maggio al palazzo di Giustizia) a tutt’Italia (otto bombe sui treni la notte tra l’8 e il 9 agosto). Freda, animatore del Gruppo di Ar, di stretta osservanza evoliana, promotore di iniziative antisraelitiche (è il primo a diffondere in Italia i temi del negazionismo olocaustico e a organizzare iniziative di solidarietà con la Resistenza palestinese) è in stretto contatto con Giannettini, uno dei giornalisti neofascisti a busta paga dei servizi segreti. I due si scambiano informazioni sulla sinistra extraparlamentare: il secondo le riversa prontamente negli archivi dei suoi committenti, il primo lavora a un progetto più complesso di unità dei rivoluzionari teso alla “disintegrazione del sistema”. Un tentativo luciferino che pagherà a duro prezzo. (1-continua)

1 commento:

  1. Vorrei formulare un'ipotesi: il filone ideologico che accomuna fascisti ferventi come Freda e Ventura ad antifascisti ferventi come Sogno e Fumagalli è la devozione per Mazzini. Mazzini è stato un importante teorico della guerra per bande. Freda ha recentemente pubblicato in proposito un opuscolo del noto Padre della Patria. Una devozione condivisa anche dall'azionista doc Carlo Azeglio Ciampi. Sarebbe interessante accertare che rilievo ha avuto (se l'ha avuto) il pensiero militare di Mazzini nei vari corpi speciali dello Stato incaricati della guerra non ortodossa.

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