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3 settembre 2005 - 2010 4a edizione

Cinque anni fa moriva a Firenze Carlo Terracciano, uno dei protagonisti di trent'anni di storia della destra radicale italiana. Sebbene avessi sbagliato, nella prima edizione di Fascisteria, sia il nome di battesimo (Claudio, per assonanza con Mutti, a cui era legato da numerosi tratti comuni) sia la fede religiosa (era pagano, come dimostrò con la stoica accettazione di una morte prematura affrontata eroicamente, e non islamico come mi ero erroneamente persuaso in base alla lettura di un suo articolo particolarmente appassionato che avevo letto su Orion, dedicato ai Martiri di Mashhad ) espresse sostanziale apprezzamento per il mio lavoro e restammo in corrispondenza per circa un anno. 
Non mi perdonò, invece, il fatto che le fonti quasi esclusive del mio successivo lavoro sulla destra radicale statunitense (In god  we kill. America tra terrorismo e rivoluzione, Jamm 2002) fossero gli archivi elettronici e le riviste di due organizzazioni antirazziste e antifasciste (una ebraica: l'Adl, una afroamericana: l'Splc) e interruppe seccamente i contatti, dopo avermene spiegato la ragione. Una modalità che era ricorrente nel suo lungo percorso politico. Tra tanti strappi (dalla nascente Nuova Destra, per difendere il suo impegno a favore dei detenuti politici; dal sodalizio con Freda, in opposizione alla crescente peso nel network dell'integralista cattolico Agostino Sanfratello; dal circuito nazionalcomunista di Orion; dall'esperienza del Fronte nazionale da cui era uscito con la redazione di "Rosso è nero") aveva però conservato una rigorosa fedeltà a una sua idea del mondo e dell'impegno. Per dirla con Adinolfi "sognava una “Rivolta contro il mondialismo moderno” come intitolò un suo documento politico, e credeva in un fronte intransigente anticapitalista e anti-atlantista in cui ravvedeva un importante ruolo per l’Islam". 
"Rosso è nero" era stato un altro esperimento rossobruno, che aveva generato il movimento comunitarista di Maurizio Neri e la milanese Associazione Limes, un laboratorio geopolitico interessante, dissoltosi dopo la tragica fine di un suo militante, Alessandro Alvarez. Negli ultimi anni aveva approfondito le ricerche e gli studi geopolitici, collaborando alla rivista "Eurasia", che in occasione della morte offriva un sintetico ma puntuale ritratto:
La morte di Carlo Terracciano è un grave colpo per "Eurasia", che lo ha avuto come redattore ed è debitrice della propria nascita ad un primo impulso che provenne da lui. "Decano degli studi geopolitici" - così eravamo soliti chiamarlo - Carlo Terracciano lo è stato davvero, in un'Italia che (per riprendere i concetti di uno studioso a lui caro, Ernesto Massi) di tale disciplina non si era più occupata, da quando la superpotenza che pratica la geopolitica aveva fatto in modo che i popoli sottomessi non la studiassero e non fossero quindi tentati di praticarla. L'interesse di Carlo Terracciano per la geopolitica nacque infatti da un impegno militante, che si sviluppò attraverso varie esperienze politiche e culturali, ma rimase costantemente ispirato a un preciso ideale: il recupero dell'identità e della libertà europee nel più ampio contesto dell'Eurasia, in un rapporto di stretta solidarietà con tutti i popoli e tutte le forze politiche che rifiutano il "progetto mondialista della globalizzazione". Fu questo proposito di lotta a portarlo prima nell'Iran rivoluzionario e poi a Mosca, dove la colonizzazione occidentale della Russia trovava una forte opposizione negli ambienti nazionalisti e comunisti. E a Mosca ebbe luogo l'incontro con il pensiero eurasiatista, che fornì a Carlo Terracciano l'orientamento decisivo per continuare la sua battaglia. Una battaglia combattuta fino all'ultimo: ancora pochi mesi prima di essere sopraffatto dal male, trovò la forza per partecipare come relatore alla conferenza bolognese di Aleksandr Dugin. Grati per l'apporto culturale che ha recato alla nostra iniziativa,  per l'entusiasmo che ha saputo infondere in noi e per l'esempio che ci ha lasciato, lo salutiamo per l'ultima volta.  Vale, amice carissime, ave atque vale.
 Di oggi è invece il commosso ricordo di Alessandra Colla, la direttrice di Orion che all'amico era rimasta legata oltre lo strappo politico: 
E così, amico mio, sono trascorsi cinque anni. Non mi sembra possibile, ma devo arrendermi all’evidenza. Non so se adesso, lì dove sei, possono fischiarti le orecchie: ma ti assicuro che parliamo di te, e ti pensiamo, con tale frequenza e intensità che certamente in qualche modo te ne dovrai accorgere. Siamo pochi — te lo dicevo già l’anno passato, ricordi?— ma siamo buoni. E felici di aver condiviso il tuo passaggio terreno: compagni di strada in un tempo parecchio interessante, ed è proprio un peccato che tu non sia qui, perché stanno succedendo cose che davvero a pensarci sembra impossibile che la gente possa continuare a vivere normalmente come se niente fosse. (...) Ce la posso fare ad andare avanti sapendo di non poterti più telefonare o scrivere o incontrare; sapendo che con te se n’è andata una delle pochissime persone (vi conto sulle dita di una mano, sai?) con le quali posso sentirmi me stessa; sapendo che in questa vita mi tocca rinunciare — e lo dico senza piaggerie, ché fra noi non ce n’è mai stato bisogno — a un amico e un maestro. Arrivederci, Carlo. Non so ancora dove sei, ma so dove trovarti — perché in fondo non ti ho mai perso. Con affetto A.




Noreporter ricorda invece come l'ospedale da campo costruito dalla Comunità Popoli grazie a decine di iniziative di solidarietà militante organizzate in Italia nei territori liberati dall'esercito Karen sia dedicato a Carlo Terracciano.
I veronesi di Alternativa antagonista, oltre allo striscione e al banner pubblicati in questo post, dedicano a Terracciano l'homepage del sito, rivendicando un'esplicita filiazione politica e spirituale:
Sino a quel 03 Settembre non fu solo un esperto di geopolitica, un carismatico relatore, un “eretico” del pensiero controcorrente, un prezioso “pungolo” per le nostre menti ed un collaboratore di “Otto”; ma anche e soprattutto una fonte inesauribile di incoraggiamento e speranza, un aiuto nel momento del bisogno, un esempio da seguire per il suo Spirito mai domo, la sua coerenza cristallina e la sua forte Spiritualità nel segno della Tradizione, anche dinanzi alla Morte che sapeva stava per incontrare. 

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